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Tutto è iniziato con una scatola. Dentro: un diamante destinato a mia moglie… e una Harley Benton cutomizzata dal valore simile. Ma tra regali romantici e follie da musicista, la tentazione di creare la mia chitarra ideale ha avuto la meglio. Il risultato? Una storia assurda piena di sorprese, errori, colpi di scena (e qualche crisi coniugale in agguato).

Il dilemma del musicista: tra diamanti e Telecaster (Spoiler: ho scelto la chitarra)

Davanti a me ci sono due scatole: una minuscola, elegante, che racchiudeva un diamante da 2.000 euro per mia moglie. L’altra, molto più ingombrante, conteneva u kit Harley Benton da 99 euro. Eppure, dentro quella scatola grande, vedevo già qualcosa di più prezioso di qualsiasi gioiello. Un dilemma assurdo, lo so. Ma per chi vive di musica, il valore non si misura solo in carati.

Il pensiero mi tormentava: posso davvero giustificare questo upgrade? Spendere quanto un diamante per trasformare una semplice Harley Benton in una Telecaster unica, personalizzata da due artigiani italiani. Una follia? Forse. Ma anche un gesto di puro romanticismo musicale.

Questa Harley Benton lo ammetto, non nasce per stupire. Ma è proprio questo il suo segreto. Il prezzo accessibile la rende la piattaforma perfetta per chi sogna upgrade creativi senza svuotare il portafoglio. E’ risaputo che le Harley Benton sono considerate eccellenti per essere modificate: pickup, ponte, meccaniche, elettronica… ogni componente può essere sostituito, migliorato, reso unico. E così, pezzo dopo pezzo, quella chitarra da 99 euro si è trasformata in qualcosa di completamente diverso.

Ricordo ancora la prima volta che ho preso in mano la mia Telecaster dopo il lavoro degli artigiani. L’impatto visivo era impressionante. Ma l’emozione… quella era qualcosa che non si può comprare. Ogni dettaglio raccontava una storia: la mia.

In fondo,

Il vero valore di uno strumento è la storia che porti con te, non solo i componenti utilizzati.

Certo, scegliere tra un diamante e una chitarra può sembrare una follia. Ma la verità è che, per me, la vera rivoluzione è stata la personalizzazione, il legame emotivo, la possibilità di creare qualcosa che nessun altro al mondo potrà mai avere. Un piccolo dramma coniugale? Forse. Ma anche la più grande dichiarazione d’amore per la mia passione.

Nel laboratorio: tra osso, ottone e artigianato italiano

Entrare nel laboratorio di Fabio Cotta è come varcare la soglia di una bottega d’altri tempi, dove ogni dettaglio conta e ogni intervento è una piccola impresa. La Harley Benton che ho portato qui non è solo una chitarra economica: è una tela bianca pronta a trasformarsi in qualcosa di unico, grazie a mani esperte e materiali scelti con cura.

La prima sfida? Il capotasto. Quello di plastica, poroso, è il primo nemico del sustain. Fabio lo dice senza mezzi termini: “La plastica spara verso le alte frequenze, mentre l’osso rimane più naturale, più medioso.” E allora via, si parte da un blocco grezzo di osso di mucca, recuperato dal macellaio di fiducia. L’osso viene bollito, asciugato al sole per due settimane, selezionato solo se compatto e senza difetti. “L’osso ha una densità quattro volte superiore alla plastica, dettaglio chiave per maggior sustain e risonanza.” Ogni solco viene limato a mano, decimo di millimetro dopo decimo, perché la precisione nella liuteria è tutto: basta un errore e l’action o l’intonazione vanno a farsi benedire. Tre ore di lavoro solo per il capotasto, ma il risultato si sente – e si vede.

Poi arriva il momento del la sostituzione del ponte standard: il ponte Gotoh dorato, molto elegante, completamente in ottone. Qui non si scherza: bisogna forare il corpo della chitarra per far passare le corde attraverso il legno. Un’operazione rischiosa, dove la pazienza artigiana si misura in millimetri. Fabio usa squadra, righello e trapano a colonna – perché se anche un solo foro è fuori asse, le corde non si allineano, e la finitura perde valore.

Ogni upgrade – dalle meccaniche Gotoh auto bloccanti ai potenziometri Gotoh – ha un prezzo, non solo economico (400 euro solo per il lavoro di liuteria!), ma anche emotivo. Perché ogni azione qui racconta una storia: quella di una chitarra che, grazie all’artigianalità italiana, può davvero valere un diamante.

Upgrade folli e il “sogno del suono perfetto”

Quando ho deciso di portare la mia Harley Benton oltre i limiti del semplice kit, sapevo che mi sarei infilato in un viaggio senza ritorno. Il primo passo? Un upgrade dei pickup degno di questo nome: i Lollar Vintage T, al manico e al ponte. Dimenticate i pick-up economici di serie: qui si parla di magneti Alnico 5, avvolgimenti fatti a mano, e un suono che ti trasporta direttamente nelle leggende della Telecaster. Ogni dettaglio dell’elettronica è stato scelto per ottenere il meglio: un kit cablato a mano, condensatori Orange Drop, jack Switchcraft, potenziometri CTS da 250k, tutto montato con una precisione quasi maniacale.

Ma il vero colpo di scena arriva con la cover dorata sul pick-up al manico e il selettore a 4 posizioni. Ora posso passare da suoni twang a un humbucker pieno, con una versatilità che non avevo mai provato. Le manopole gold Gotoh sono una carezza per le dita e una gioia per gli occhi. E poi, il relic: la magia di Giordano di Air Fried. Ogni segno, ogni crepa sulla vernice Lake Placid Blue, racconta una storia. Non è solo estetica, è emozione pura. Il lavoro di relic e montaggio? 600 euro, ma il risultato è un pezzo unico, qualcosa che non trovi in nessun negozio.

Per la stabilità dell’accordatura ho scelto le meccaniche Gotoh auto bloccanti: affidabilità giapponese, look vintage, e finalmente niente più corde che scappano dopo una tirata di bending. Il capotasto in osso e il ponte in ottone danno corpo e sustain, mentre la tracolla Wambooka handmade (80 euro) aggiunge quel tocco di artigianato italiano che fa la differenza.

Alla fine, il costo totale sfiora i 2.000 euro. Eppure, quando la imbraccio, sento che

Questa non è una chitarra, è la mia chitarra.

Ho seguito ogni fase, scelto ogni componente, visto nascere ogni dettaglio. Il vero valore?

Il risultato supera ogni aspettativa, ma c’è una lezione ancora più importante: il vero valore è nella storia che la tua chitarra porta con sé.

Conclusione: molto più di un upgrade – una lezione di unicità (e di amore!)

Quando ho iniziato questo viaggio con la mia Harley Benton, pensavo di fare solo un upgrade: nuovi pickup, hardware migliore, magari qualche dettaglio estetico in più. Ma ora, guardando questa chitarra che ho tra le mani, mi rendo conto che il vero upgrade non è stato solo tecnico. È stato umano, emotivo, unico.

Questa chitarra non esiste in nessun catalogo, in nessun negozio. È irripetibile per definizione. E non lo dico solo perché il progetto mi è costato 2.000 euro – praticamente quanto un diamante! – ma perché ogni scelta, ogni errore, ogni risata condivisa con Fabio Cotta e Giordano di Air Fried ha lasciato un segno indelebile.

Il vero valore di uno strumento è la storia che porti con te, non solo i componenti utilizzati.

La personalizzazione di una Harley Benton, come suggerisce la ricerca, va ben oltre la somma dei pezzi e dei materiali. È la storia, l’esperienza, il legame emotivo che si crea durante il processo. Quando partecipi alla costruzione, quando sbagli, quando impari, lo strumento diventa parte di te. Non è più solo un oggetto: è l’anima che prendi tra le mani ogni volta che suoni.

E sì, lo ammetto: ora mi tocca trovare una scusa plausibile per spiegare questo upgrade a mia moglie. Forse dirò che è stato un investimento, forse che era necessario per la mia crescita musicale… o magari lascerò che sia la chitarra stessa a raccontare la sua storia, se mai potesse parlare. Chissà quali segreti svelerebbe dopo questa avventura!

In fondo, la lezione più grande è questa: la chitarra definitiva non si trova nei negozi, ma nasce dalla collaborazione, dagli errori e dalle passioni. Il valore personale supera di gran lunga qualsiasi upgrade tecnico. E, tra una saldatura e una battuta, ho scoperto che il vero upgrade è quello che fai al tuo rapporto con la musica, con gli amici, con te stesso.

TL;DR: Ho speso 2.000 euro per trasformare una Harley Benton da 99€ in uno strumento unico, imparando che spesso il valore vero di una chitarra non sta nei suoi pezzi, ma nella storia che racconta.


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